Fara Music Festival, Stefano Di Battista a Farfa: "È un ambiente così bello dal quale non si può stare lontani!"
ago22022

È semplice, spontaneo e ironico Stefano Di Battista, il celebre sassofonista che lo scorso sabato è salito insieme alla sua band sul palco del Fara Music Festival nel Parco Cremonesi del Borgo farfense. Lo abbiamo incontrato subito dopo lo spettacolo. E che spettacolo! Musica da togliere il fiato con i brani del maestro Ennio Morricone. Una platea che, finiti i posti a sedere, è rimasta in piedi tutto il tempo per perdersi non solo nel jazz di qualità ma anche nei ricordi che il grande compositore ha inciso nella vita di ognuno.
Tutti strepitosi. Andrea Rea al pianoforte, Daniele Sorrentino al contrabasso, Luigi Del Prete alla batteria e naturalmente Stefano Di Battista con il suo sax e le sue parole su Ennio Morricone: il loro primo incontro, il timore ma anche la fiducia nata da una sintonia. Tutto questo è uscito fuori ed arrivato dritto ai cuori. A fine concerto anche il piacere di una risata collettiva mentre Di Battista dialogava con una signora della prima fila notata dal sassofonista per il suo acuto in mi bemolle. Da fan del suo beniamino è diventata la coprotagonista di una gag inaspettata e per questo ancor più riuscita.
Ed eccoci dietro al palco dove si stanno spegnendo le luci. Di Battista dovrebbe essere stanco ma è pieno di energia nel salutare tutti - sono molti – e nel fermarsi con noi per una riflessione sul suo arrivo in terra sabina, precisamente a Farfa.

Maestro Di Battista, era mai stato a Farfa?
Dammi del tu, dai.

Stefano sei mai stato a Farfa?
No, è stata una vera sorpresa per me! Sono rimasto estasiato sia dal posto che dai ragazzi che hanno organizzato il Festival. E poi non mi aspettavo che fosse così curato. Dopo la tournée voglio tornare per visitarlo con calma. E' bellissimo. Mi tocca il cuore sapere che non è poi così distante da Fiamignano, il luogo nel quale sono stato concepito e dove ritrovo le mie origini. E quindi le emozioni sono ancora più forti. Soprattutto perché è una rarità e un privilegio che altri Paesi non hanno. Siamo fortunati!

Stefano che differenza c'è tra il concerto che fai nella grande piazza e quello che hai iniziato due ore fa in questo piccolo borgo?
E' indubbiamente uno spazio intimo e anche più giusto per questo tipo di musica. Soprattutto per me che amo fare musica quasi a contatto con il pubblico - addirittura quasi senza amplificazione - e vicino ai miei musicisti. Quindi i posti più piccoli sono più accoglienti e mi fanno sentire avvolto dalle emozioni di chi ci ascolta.

Parlando di pubblico, questa sera c'è stata una risposta non solo in termini di numeri ma anche di presenza, ascolto e partecipazione attiva direi. Non trovi?
Assolutamente sì. Poi ad un certo punto abbiamo anche improvvisato con una signora che si è concessa proprio con la nota finale! Ci siamo divertiti con questo mi bemolle che non è da tutti. E' stato divertente e questo è anche il bello della musica. A volte spettacolarizzare serve un po' a sdrammatizzare la linea di comprensione che può avere il pubblico là dove non riesce a capire tutto di quello che facciamo. Chiudere con un po' di semplicità e ironia forse, a volte, apre il cuore delle persone e rende la comunicazione più immediata.

Questa sera hai suonato ma anche raccontato frammenti di amicizia tra te e il Maestro Morricone. Vuoi ricordare anche ai nostri lettori uno dei momenti vissuti insieme?
Beh quello della macchina che è il più breve ma anche quello che rende la sua straordinaria semplicità. Allora, il maestro scendeva dalla macchina e mi faceva fare retromarcia sulla strada che sale nel Campidoglio dove c'è il tabaccaio e che è molto stretta. Si metteva al centro della strada per fermare le macchine e con la mano mi faceva il segno di iniziare la manovra. Era un momento che aveva una sua comicità perché il primo della fila di macchine, che man mano si allungava insieme ai clacson, si ritrovava davanti al maestro Morricone senza sapere che fosse lui! E poi c'era il professionista disciplinato che l'ha portato ad essere una "divinità" e che mi ha trasmesso quello che solo un vero maestro sa dare.

Stefano cosa senti di voler trasmettere a chi ti ascolta?
Quello che sono. Me stesso con tutti i miei difetti. Quei difetti che, se li trasformo e li rendo accessibili, possono essere anche perdonati. Sento la necessità di comunicare il jazz attraverso una chiave semplice e immediata. E' un po' il mio obiettivo quello di far piacere la musica alle persone.

Tornerai all'Abbazia di Farfa?
Certo! Non mollerò più Farfa. Ho già parlato con Enrico Moccia per una visita all'interno dell'Abbazia. Ho visto il bellissimo e curatissimo borgo che tornerò a visitare! E' un ambiente così bello e fatto di giovani straordinari dal quale non si può stare lontani! Sono stati tutti bravissimi!

Foto: Antonello Putignani

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