Daria Biancardi, il canto dell'anima
lug242022

Voce strepitosa e una presenza scenica coinvolgente. Arriva anche lungo le strade del borgo e oltrepassa le mura abbaziali per dare un messaggio leggero, sottile, così potente da rimanere nel silenzio di un dopo fatto di pace e speranza. Si chiama Daria Biancardi e poco prima dello spettacolo si è raccontata senza il peso delle lancette che segnavano la sua prossima entrata in scena. Più che intervista si potrebbe definire un incontro rimasto in un tempo ristretto ma che ha lasciato un piccolo segno contenente i tratti di un'anima che canta.

E' il tuo primo approdo a Farfa?
Sono venuta l'anno scorso. Ero in Sabina per il concerto organizzato dal Fara Music a Castelnuovo di Farfa. Il giorno seguente il direttore artistico Moccia ci ha portato a visitare l'Abbazia. E' stato amore a prima vista. Sono un'appassionata dell'età Medievale e di Storia in generale per cui mentre attraversavo questo monumento mi sembrava di essere stata catapultata in un tempo lontano, quello che ho sempre letto tra le pagine di un libro. Quindi quando ho saputo che la location del Festival di quest'anno sarebbe stata nel borgo farfense ne sono stata entusiasta. Sono super felice di essere qua.

Cosa ti trasmette questo luogo che è una delle perle sabine?
Pace. E' come se ogni suo angolo raccontasse delle storie, lo sento a pelle. La cosa che mi affascina è anche vedere simultaneamente ciò che è stato costruito e quindi la storia con ciò che l'avvolge: la natura. E' davvero suggestiva questa integrazione. Sembra un parco naturale. Questi alberi che svettano in alto è come se abbracciassero questo nucleo costituito dall'abbazia e dalle case prossime. Anche questo parco dove è stato allestito il palco lo trovo meraviglioso e poi l'acustica è bellissima.

Prima che facessi la domanda, Daria riprende a dar voce a quelle piccole confessioni che nascono anche dal contatto con quel lembo di terra che in quel momento di accoglie…
Questo concerto a Farfa ed io che alloggio nel convento delle suore Brigidine che sono all'interno del borgo è un segno. Come quando alle volte nella vita si chiudono dei piccoli cerchietti che ovviamente non sono il più grande cerchio vitale. Non è poi così casuale essere qui in un momento di crescita e rinascita (con questo verbo voglio azzardare) emotiva e spirituale sia come donna che come professionista con la consapevolezza che ognuno di noi, nel proprio piccolo, ha un messaggio da dare e una missione da portare avanti in questo mondo.
Me ne sono resa conto nell'ultimo periodo. Sicuramente il Covid ci ha aiutato a capire quali sono le priorità e soprattutto a capire il nostro spazio nel mondo perché ad ognuno spetta. Non sono arrivata alla fine della mia comprensione generale, però confesso che ci sono piccoli pezzi del puzzle che si stanno rimettendo a posto.

Questa riscoperta di te stessa quanto ha inciso sulla tua arte o viceversa?
Si danno la mano. In questo momento la mia voce è l'espressione naturale di questa nuova consapevolezza. L'anima esce fuori con lei. Ma non solo. Si manifesta anche attraverso le relazioni che sono state preziose nel rintracciare la mia strada. Penso che in questo mondo siamo tutti interconnessi e nella mia vita ho avuto la fortuna di incontrare persone che mi hanno aiutato a capire.
Alle volte la realtà è visibilissima, è alla luce del sole ma tu non te ne rendi conto. E non la vedi. Fin quando non arriva un messaggero – ripeto ognuno ha un messaggio da dare e una funzione – ovvero quella persona che in modo sincero attraverso le sue parole diventa uno specchio nel quale ritrovi te stessa. Parlando di relazioni anche il lavoro da volontaria nella Croce Rossa di Palermo mi ha aperto gli occhi. Oggi sto per diplomarmi come crocerossina e quando non sono in tour faccio il tirocinio in ospedale da infermiera volontaria. Il periodo dell'emergenza Covid l'ho vissuto a contatto con le sofferenze altrui e continuo a farlo.
Non riesco a trovare le parole per descrivere ciò che si prova a stare accanto a chi vive le sue tribolazioni ma anche le sue gioie quando guarisce o vede un parente che sia solo per un saluto. Tutto questo mi fa capire cosa c'entro io in questo mondo. E la mia voce è un mezzo che fa crescere me e, spero, anche un modo per portare conforto agli altri. La mia preghiera prima di salire sul palco è: "Spero che la mia voce riesca a dare un minimo di gioia alla persone". Questo è quello che voglio. Solo questo.

Una voce chiama Daria per dirle che è ora di cantare. Daria mi saluta e sale con la sua preghiera. Esaudita.

Foto: Antonello Putignani

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