Armoniosa l'originalità che ha contraddistinto il Concerto - "Tra organo e cembalo" - eseguito la scorsa domenica nella basilica farfense dal M° Emanuele Stracchi. Conosciuto per le sue eccezionali doti di pianista professionista, ha confermato la sua poliedricità suonando organo e cembalo posizionati in due differenti spazi: il primo sull'alto Coro, a fianco dell'altare; il secondo nella più bassa navata dove si raccoglie l'assemblea.
Agile nei movimenti ma anche con la parola che, come la musica, è stata parte dello spettacolo: tra un brano e l'altro la voce dell'artista spiegava con leggerezza il "perché" di passaggi e sfumature provenienti da un vasto sapere. Pillole di conoscenza che invitavano alla riflessione e ad un ascolto più attento del brano eseguito. Il tutto giocato tra le due facce della stessa medaglia: sacro e profano di cui anche la posizione degli strumenti ne diventa espressione.
Ad aprire il concerto il P. Priore Dom Eugenio Gargiulo che ha invitato i presenti a godere del genio musicale del M° Stracchi che ogni volta offre all'Abbazia momenti di alta bellezza e poesia.
"È sempre un piacere essere a Farfa, dove quest'anno ho sperimentato un nuovo tipo di concerto con la doppia performance tra organo e cembalo – spiega il M° Stracchi. In realtà ho già fatto un'operazione di questo tipo durante una presentazione di strumenti storici ma in un concerto è la prima volta.
L'esperienza del doppio strumento è rara da trovare in un'occasione concertistica. Tutti mi conoscono come pianista e compositore, ma da sempre dedico attenzione alle tastiere storiche e ciò mi ha portato negli anni ad approfondire lo studio del clavicembalo e dell'organo antico, soprattutto durante il corso di studi in Composizione. Per il Festival organistico farfense ho pensato di portare il mio piccolo cembalo, una Spinetta traversa Petroselli - riproduzione di una copia del XVII secolo - per poter fare una lezione-concerto orientata tra il sacro ed il suo contrario: l'organo come strumento del mondo sacro e il cembalo di quello profano.
In realtà, quando si parla dell'uno si intende anche l'altro: come due facce della stessa medaglia. Al riguardo prendo come esempio lo stesso Johann Sebastian Bach, in particolare una delle sue grandi opere, la raccolta Das Wohltemperirte Clavier, dove la parola "Clavier" indica un significato più generale, cioè l'insieme degli strumenti a tastiera, per cui non solo il clavicembalo, ma anche l'organo e tanti altri strumenti che appartengono al grande universo delle tastiere antiche. Parliamo quindi di un territorio vastissimo, che negli ultimi anni ha visto nascere una serie di studi impegnati nel recupero di una "prassi storicamente informata".
Nel concerto di Farfa ho alternato vari inni di Cavazzoni, composti sul tema gregoriano sempre diverso, con brani della letteratura cembalistica, ad esempio una Toccata e Fuga di Scarlatti, la Paduana Lacrymæ di Sweelinck, oppure il confronto del tema della Follia in Pasquini e in Frescobaldi. Desideravo fare un concerto che contenesse una sorta di microcosmo, nel quale potessi destreggiarmi tra due strumenti: è stata una bella avventura, prendendo la parola tra un brano e l'altro. Parlo e spiego spesso al pubblico, perché lo reputo un modo per avvicinare gli ascoltatori alla musica colta: credo fermamente che spetti a noi musicisti renderli parte attiva e metterli in condizione di tornare al prossimo concerto.
È giusto spiegare e interagire per far arrivare un messaggio: l'orecchio di oggi è cambiato, la soglia di attenzione è diventata minima. Ad esempio durante i concerti come pianista, specie di musica contemporanea, io spiego sempre! Lo stesso vale a mio avviso per una serata del genere, in cui la musica cembalistica - alternata all'organo - potrebbe lasciare perplesso qualche ascoltatore non più abituato a questo tipo di sonorità.
Vorrei concludere evidenziando un fatto: ciò che può sembrare una novità, in realtà l'ho ripreso dalla tradizione musicale… infatti, già dal Medioevo esisteva in ambito liturgico la prassi alternatim, che perfino Dante ci ricorda nel Canto IX del Purgatorio. In pratica, si alternava il canto gregoriano ad un versetto organistico: un preludio che "commentava" il brano gregoriano appena cantato. L'organo era visto come strumento celeste e questa alternanza tra coro e organo era una sorta di canto "cosmico", una vera e propria harmonia mundi. Oggi, per questa bella occasione, sarebbe stato bellissimo avere un coro gregoriano!".