La bellezza che rimane, l'opera di restauro della "Madonna di Farfa con Santo Vescovo"
set102022

La "Madonna di Farfa con Santo Vescovo" è un dipinto murale affrescato con estese aree eseguite a secco che si trova in una delle sale che fanno parte del percorso della visita guidata all'interno dell'Abbazia.

Un lavoro di restauro eseguito nel rispetto dell'opera originaria e che ha richiesto l'accurato intervento della restauratrice Martina Comis. Come si evince dalle foto – che ne riportano il prima e il dopo – la Madonna col bambino era in condizioni di estremo degrado con parti piuttosto ampie ricoperte dagli interventi che nel corso dei secoli si sono susseguiti all'interno della stanza abbaziale.

Ma sentiamo la voce della dottoressa Comis che ha sintetizzato il lungo lavoro che comprende sia la ricostruzione storica sia quella tecnica-pittorica.

"Per quanto riguarda l'ambiente non si conosce ancora oggi la destinazione d'uso – spiega la dottoressa Comis -. Poteva essere presumibilmente una sala riunioni o una sacrestia ma tutto questo dai documenti non risulta. Prima dell'intervento di restauro anche la data dell'esecuzione dell'opera era incerta perché si era di fronte (come si può vedere dalla foto generale) a un dipinto parzialmente descialbato – sottoposto ad una rimozione degli strati successivi alla sua messa in opera– verosimilmente cinque-secentesco.

Si è riusciti a rintracciare una datazione perché è dato certo che in quella stanza ci fossero due finestre che furono tamponate nel Seicento. Le finestre sono emerse nel corso del restauro e sono quelle che nella foto generale si vedono come due sottolivelli sia a destra sia a sinistra. Dunque, se le finestre furono chiuse nel Seicento significa che il dipinto è precedente a quella data e che si può collocare alla fine del Cinquecento, periodo in cui lavoravano all'Abbazia – se non gli stessi artisti quanto meno la loro cerchia – Vincenzo Manenti e Orazio Gentileschi. Rimane incerta l'attribuzione dell'opera ma è verosimilmente riconducibile a questi artisti".

"Sul discorso tecnico-pittorico – continua la restauratrice Comis - posso dire che è l'opera che più ha risentito degli interventi effettuati nel corso dei secoli. C'è stato sicuramente un periodo nel quale ogni sua parte è stata coperta, più volte ritinteggiata e anche grattata. La Madonna col bambino doveva essere di pregio perché la parte che è stato possibile recuperare, ossia il volto della Vergine, ha una fattura notevole. Come già ho anticipato è stata grattata con una stecca ovvero un raschietto che hanno passato su tutta la superficie per far meglio aggrappare le tinte sovrastanti.

Nella mia esperienza di restauratrice mi è capitato spesso di dover descialbare, ossia togliere le tinte soprammesse, ma non ho mai visto un accanimento di questo tipo nei confronti di un dipinto. Tuttavia proprio questa opera distruttiva mette in risalto il valore dell'intervento di restauro che ha cercato di restituire ciò che realmente c'era e di cui ben poco è rimasto.

I lavori che sono stati fatti precedentemente per cancellarlo sono riusciti a comprometterlo fortemente per cui tante figure non potranno mai essere ricostruite pittoricamente nei restauri. Aspetto, quest'ultimo, evidente nella figura del santo Vescovo in basso, del bambinello e anche degli angeli che sono quasi irriconoscibili.

Ciò che più è rimasto è il bellissimo volto della Vergine. Qui l'intervento di reintegrazione è stato particolarmente complesso proprio perché - per le istanze caratteristiche delle tecniche di restauro che abbiamo in Italia e che sono conservative e quindi non seguono linee arbitrarie - ho cercato di ricostruire l'unità di lettura dell'opera senza però sovrastarla, rimanendo sempre un passo indietro.

E' stata una bella restituzione anche perché ho descialbato su un ampio spazio che ha permesso di trovare quello che di originale c'è. Inoltre sono stati fatti una serie di tasselli su tutta la parte per valutare la presenza di altre decorazioni, poi non riscontrate.

Dunque è stato condotto un intervento scientificamente corretto con una reintegrazione pittorica rispettosa che ha restituito, seppur offuscata, dignità ad un opera che nei secoli è stata ingiustamente maltrattata".

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