Tra le opere presenti nella basilica farfense attribuite alla mano del pittore Orazio Gentileschi, padre di Artemisia Gentileschi, troviamo "Il Trionfo di sant'Orsola" nella pala d'altare della prima cappella nella navata sinistra.
Sulla figura di sant'Orsola si è costruita una leggenda – trasformata e adattata ai diversi luoghi e tempi - che ha come punto di partenza un'epigrafe della seconda metà del IV secolo o del V sec., sulla quale un certo Clemazio afferma di essere stato divinamente ammonito a riedificare un basilica sul luogo dove "sanctae Virgines pro nomine Christi sanguinem suum fuderunt" ossia "Le Sante Vergini hanno versato il loro sangue per il nome di Cristo" (da https://www.treccani.it/enciclopedia/santa-orsola_%28Enciclopedia-Italiana%29/).
Nel dipinto del Gentileschi emerge una figura forte e fiera anche nel momento del martirio, condiviso con le altre giovani che hanno il volto disteso nonostante si avvicinino i colpi fatali. E in questa fierezza e soavità delle espressioni quasi traspare la forza di un rapporto nutrito non solo dalla fede in Cristo ma anche da una solidale fiducia in quel "prossimo" che leggiamo nelle Sacre Scritture e che si spera nella Vita di ogni giorno.
Sul "Trionfo di sant'Orsola" possiamo leggere lo studio e l'analisi della dott.ssa Elena Onori che, tra le sue osservazioni, scrive:
"(…) la donna, dall'abito rosso chiaro e manto grigio bruno listato di blu, il collo trafitto da una freccia, tiene in mano la bandiera del trionfo e la palma del martirio. Sotto il manto aperto, a mo' di protezione, le giovani martiri in ginocchio che hanno sofferto con lei. L'uso di colori primari intensi cederà nelle opere più tarde ad un maggior utilizzo dei complementari e ad una più decisa sensibilità per i rapporti tonali. (…) I volti rotondi, idealizzati, con dei tratti somatici che ricorrono spesso tra un personaggio e l'altro, di tre quarti, rivolti all'insù, gli occhi molto allungati e in alcuni volti a mandorla con sopracciglia folte, le labbra serrate, i colli larghi, di forma cilindrica, sono tutti caratteri che ricorrono in altre opere del Gentileschi, come ad esempio l'Assunzione della Vergine nella chiesa di S. Maria al Monte dei Cappuccini a Torino.
Il panneggio della figura in ginocchio a destra e il panno rovesciato sul braccio della donna a sinistra sono elementi che si ritrovano entrambi nell'opera più matura della Maddalena penitente (1615 ca.) nella chiesa di S. Maria Maddalena a Fabriano, motivi già anticipati nella figura robusta della sant'Orsola di Farfa". (E. Onori, Orazio Gentileschi e Marzio Ganassini a Farfa: nuovi documenti per il cantiere abbaziale (1597-1599), in "Storia dell'arte", n.s. 34, 2013, pp. 31-58)
Durante il percorso di visita, le nostre guide vi accompagneranno alla scoperta di tutte le opere sopravvissute e conservate nell'Abbazia farfense.
Per informazioni su modalità di visita ed orari vai al link:
https://www.abbaziadifarfa.it/attivita-servizi/visitare-abbazia-di-farfa
La visita è possibile solo con personale dell'Abbazia e non è necessaria la prenotazione per visite individuali e gruppi al di sotto di 10 persone.