Dall'arte rinascimentale ai paesaggi sabini, ecco il "San Benedetto" del M° Veròla!
apr292023

Un più recente ciclo pittorico, ancora in itinere, firmato dal M° Francesco Veròla su commissione del Rev.mo Padre Priore Dom Eugenio Gargiulo, riguarda il corridoio d'ingresso che costeggia il chiostrino longobardo. Le rispettive opere (2 m. x 1,70 m.; olio su tela) raffigurano momenti della vita degli Evangelisti (S. Luca, S. Tommaso, S. Giovanni e S. Matteo), di S. Francesco Saverio, San Giuseppe Vaz e San Benedetto.

Quest'ultimo - "San Benedetto che risuscita un monaco" (2,20 m. x 1,80 m.; olio su tela) – ritrae la scena narrata nel II Libro dei Dialoghi di San Gregorio Magno con San Benedetto che resuscita un monaco morto sotto le macerie dopo il crollo di un muro.
Francesco Veròla, che da Lecce è arrivato a Farfa per non andar più via, è sempre nutrito dal desiderio di contribuire con la sua arte ad esaltare la bellezza del luogo, quella bellezza che muove lo spirito verso un più alto cielo. Ma prima del compimento dell'opera, c'è un lavoro fatto di terra, materia, ingegno e tanto studio. Ispirato dall'arte rinascimentale e con una eccezionale conoscenza degli aspetti tecnici, il Veròla sa uscir fuori dai binari per restituire con equilibrio anche il suo immaginario.

Lo fa rimanendo fedele alla tradizione, lo fa anche riprendendo dai grandi Maestri che, non dimentichiamolo, sapevano attingere dai loro predecessori o contemporanei ma in una visione di originale crescita. Una logica d'altri tempi che possiamo trovare ancora in questo maestro che disegna e dipinge figure più grandi di lui: "In tutti i sensi!" aggiunge Veròla.

"Ho iniziato il dipinto "San Benedetto che risuscita un monaco" circa un anno fa e l'ho realizzato in tre mesi – spiega il pittore portandoci tra gli aspetti più pratici del suo lavoro -. Prima creo la composizione con diversi bozzetti, poi correggo i disegni e, una volta decisa la composizione, realizzo un bozzetto più grande da sottoporre all'attenzione del Priore Gargiulo che andrà a confermare o a richiedere ulteriori correzioni. Eseguito il tutto, inizio a ripassare le figure in dimensioni più grandi sulla tela e così comincio a dipingere. Utilizzo diversi materiali ma in generale prima lavoro con la tempera che andrò a ripassare con i colori ad olio. Ma ancor prima costruisco io stesso il telaio con tavole e tela e poi la base in legno che vado a sagomare e, infine, a dipingere per darle l'effetto del marmo. 

Ritornando al quadro posso dire che, da una parte, è il risultato dell'abilità tecnica acquisita in almeno sessant'anni; dall'altro delle mie personali osservazioni del mondo che mi circonda e che affido anche all'immaginazione che sa miscelare le parti. Nel primo caso possiamo osservare l'andamento dei panneggi, le loro pieghe che sono sempre molto complicati. Oltre allo studio delle stoffe che magari metto sul tavolo per osservarne le sfumature, seguo gli insegnamenti dei grandi Maestri del Quattrocento e Cinquecento che prima ancora delle vesti ritraggono i corpi nudi riportando ogni più piccolo particolare anatomico. Solo così possiamo dare al panneggio un volume con tutte le sue pieghe e sfumature. Solo così si percepisce la presenza del corpo che non si vede. Il Rinascimento ci ha insegnato davvero tutto! 

Nel secondo caso possiamo osservare il paesaggio che è di fantasia ma che non si discosta dalla realtà che, a modo mio, percepisco. Il tipo di vegetazione, in particolare la presenza di querce, rimanda a un paesaggio sabino che non troviamo nel racconto di Gregorio Magno. E mentre disegno, arriva l'immagine dell'antica basilica di Farfa con le due torri e poi i famosi tre cipressi che sono il simbolo della storia farfense. Ed ecco che li troviamo sullo sfondo per portare quel miracolo in questa terra dove ancor oggi i monaci benedetti continuano le antiche orazioni. 

C'è una luce soffusa proveniente da destra e che ricade maggiormente sulla schiena dell'uomo che regge il monaco a terra. E' evidente che questa figura è ripresa dall'opera di Michelangelo da Caravaggio, la "Decollazione di San Giovanni Battista", in particolare il braccio e il panneggio. Ma nell'arte, così come in natura, non esiste l'uguale. Riprendo dai grandi ma poi rielaboro per renderlo un po' anche mio, nel mio piccolo. Infine, per creare un connubio tra la civiltà ante e post Christum natum, ho aggiunto elementi architettonici appartenenti all'età Classica".
 
Pezzi di arte che possiamo trovare all'interno dell'Abbazia di Farfa dove le guide vi condurranno tra le bellezze passate e presenti!

Per maggiori informazioni sulle visite guidate:

Tel. 0765 277065 (centralino) - 338 6077654 o vai al link:  https://www.abbaziadifarfa.it/.../visitare-abbazia-di-farfa

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