Un vero successo per la XXI edizione della Fiera di Farfa che lo scorso fine ha registrato un alto numero di visitatori. Giorni vissuti all'insegna di tutto ciò che è legato al cuore del territorio sabino: l'agricoltura e i prodotti artigiani. Un evento ospitato nella suggestiva cornice dell'Abbazia di Farfa che, oltre all'arte nelle sue diverse vesti e alla spiritualità, ha il privilegio di rappresentare anche la cultura contadina che intorno alle sue mura lavora silenziosa e laboriosa. Ancor oggi, infatti, troviamo in prossimità del monastero piccole aziende che producono olio, vino e prodotti caseari. A Farfa si respira davvero tutto: dalla vita quotidiana di chi lavora alla vita di chi prega e canta antichi Inni.
Tra le perle offerte ai visitatori, c'era anche la mostra degli antichi mestieri e della civiltà contadina dove siamo entrati per toccare con mano le preziose testimonianze di questa parte così importante della storia non solo locale. La voce di Antonio Vulpiani ci ha guidato. Lui, insieme al professor Fabrizio Guardati, hanno aperto circa nove anni fa il Museo Mestieranti a Poggio Mirteto. Un mondo fatto di oggetti risalenti all'Ottocento e inizio Novecento (alcuni anche alla fine del '700) che nel corso degli anni hanno raccolto o avuto in dono dalle famiglie locali o di altre regioni per esporli e renderli fruibili ad un vasto pubblico. Un lavoro gratuito il loro, animato e spinto da un'accesa passione.
"Quelle che vedete nella sala polivalente farfense sono soltanto un minima parte dei pezzi antichi presenti nel Museo di Poggio Mirteto – spiega Antonio-. Risalgono soprattutto all'Ottocento e all'inizio del Novecento ma si possono ammirare anche pezzi del Settecento. Si tratta di strumenti per lo più utilizzati dai contadini sia per i lavori nei campi sia ad uso domestico. Se facciamo un giro possiamo osservare il loro ingegno nel trovare soluzioni capaci di agevolare il lavoro che a quel tempo richiedeva l'impiego delle braccia ma… anche della testa!
Per esempio troviamo un macchinario inventato da un signore di Poggio Mirteto per cogliere le olive che crescono abbondanti nel territorio sabino. Per il lavoro legato ai campi e quindi anche agli allevamenti, abbiamo esposto diversi macchinari: un trinciaforaggio; la stadera pesabotti (la cui invenzione risale ai romani intorno al 200 a. C.); la macchina sgranatrice per il mais; gli stai che sono dei contenitori in legno e in ferro per la misurazione dei cereali; la sfarratrice per triturare i chicchi; i diversi setacci per la vagliatura; i falcetti per la mietitura; una spelaiatrice usata per ripulire dopo l'essiccazione i bozzoli dei bachi da seta; un giogo in legno di noce molto particolare e realizzato da un vero artista: tagliato e scolpito secondo la forma della testa e delle corna di un preciso animale; una carriola anch'essa realizzata con il legno; un girarrosto del '700, utilizzato nei castelli e realizzato su un disegno di Leonardo Da Vinci, che funziona attraverso una serie di pesi che generano un movimento tale da girare l'asse sottostante sotto il quale ardeva la brace; un tappa bottiglie proveniente dalla fabbrica di gassosa De Silvestri di Poggio Mirteto.
Poi abbiamo esposto pezzi antichi utilizzati all'interno delle case che, nella loro povertà, erano ben attrezzate: una bilancia per il carbone di cui prima si faceva largo consumo per riscaldarsi; un lavamani con bacile e brocca che si trovava in una camera perché il bagno ancora non c'era; diverse padelle in rame con cui si preparavano le pizze Pasquali che avevano un profumo unico; cola brodi e anfore: alcune di queste non sono smaltate mentre altre provengono dal viterbese perché contraddistinte da un particolare tipo di pittura; brocche provenienti dalle Marche e dalla Puglia; un grande setaccio di rame per la farina; un tosta orzo che a quei tempi era molto utilizzato dalla popolazione contadina; una caffettiera chiamata "cuccuma": dopo l'ebollizione, il caffè veniva filtrato con un passino".
Ma sono tanti i pezzi che raccontano la nostra storia e che grazie alla passione di Antonio Vulpiani e Fabrizio Guardati possiamo vedere, toccare e immaginare in uno scenario d'altri tempi!
"L'evento di questi giorni a Farfa è stato ben organizzato e abbiamo visto entrare tanta gente desiderosa di conoscere ciò che il tempo porta via. Poi per chi è avanti con l'età significa anche ritornare all'infanzia, a quelle memorie che rimangono dentro anche se il mondo continua la sua trasformazione" conclude Antonio.