"Chi di voi non deve affrontare tanti sacrifici contro le avversità?": l'omelia del Priore Gargiulo
apr242023

Dopo la lettura del Vangelo secondo Luca (LEGGI al link: https://www.abbaziadifarfa.it/redazione/articoli/dal-vangelo-secondo-luca-nello-spezzare-il-pane-si-aprirono-i-loro-occhi-lc-24-13-35/576 ), è seguita l'omelia del Priore Dom Eugenio Gargiulo o.s.b. che ha portato i fedeli tra le righe delle Sacre Scritture per renderli parte attiva e quindi più consapevoli del percorso di un cristiano che, entrando in Chiesa, vive la comunione con Dio.

"Dobbiamo riconoscere che noi siamo un po' nella stessa situazione dei due discepoli che nel Vangelo di Luca troviamo in cammino verso Èmmaus – spiega il Priore Gargiulo -. Essi avevano seguito Gesù e, se non propriamente come gli apostoli, anche loro ascoltavano la sua parola, i suoi insegnamenti, assistevano ai prodigi che Egli compiva. In questo" viaggio" si erano fatti l'idea, peraltro corrente a quei tempi, che Gesù - il Messia, il Salvatore predetto dalle Antiche Scritture - avrebbe liberato il suo popolo. E naturalmente pensavano a una liberazione di tipo politico e sociale. Ma tutto questo non era avvenuto perché Colui, il Cristo, in cui avevano creduto e in cui avevano sperato, aveva fatto una fine umanamente ignominiosa. Una sofferenza atroce, quella della sua Passione, che si conclude con la crocifissione.

Dicono: 'Noi speravamo'.  Erano dunque rimasti delusi e lasciavano Gerusalemme per recarsi ad Èmmaus. Devo riconoscere che in qualche modo anche noi ci siamo fatti un'idea di Gesù che non è quella che corrisponde veramente alle Scritture che parlano del Cristo morto e risorto.
Quando San Pietro – lo abbiamo ascoltato nella Prima Lettura-, ormai pieno dello spirito Santo e insieme agli altri undici apostoli cerca di comunicare questa verità ai suoi contemporanei per cominciare a ricostruire la Gerusalemme, la Chiesa, la comunità dei credenti, è molto chiaro: Voi lo avete crocifisso ma il Dio Padre lo ha resuscitato.
Pietro ribadisce che era necessario che passasse attraverso la sofferenza, la morte in croce per poi risorgere. La liberazione che viene a donare Gesù è la liberazione dal male, dal peccato, dalla morte. Per cui l'impegno della nostra vita deve essere questo: combattere contro il male che innanzitutto è in ciascuno di noi. Così come il male è in questo mondo ancora in preda alle guerre e a tanta confusione presente anche in campo ecclesiale. Ma noi non perdiamo la bussola se ci raccomandiamo a Lui, a Gesù.

 Il cammino che fanno questi discepoli delusi, come si conclude? Con il ritorno a Gerusalemme, con il loro bisogno di tornare agli Apostoli, di contribuire alla distruzione del male, per costruire qualcosa di buono, di santo, di universale, la Chiesa di Dio.

Come sono arrivati a questa conclusione di fede? Perché hanno incontrato Gesù che ha camminato con loro per un lungo tratto di strada. Gesù ha aperto la loro mente all'intelligenza delle Scritture, gliele ha spiegate per far capire come anche le Scritture del Primo Testamento si riferivano lui. Quella Parola che Dio ha donato al suo popolo e attraverso la quale ci ha rivelato il suo disegno di amore e di salvezza che poi ha attuato in Cristo passando attraverso la passione e la morte per poi risorgere. I due discepoli hanno afferrato la forza del discorso di Gesù ma c'è ancora un altro passo da fare. Perché lo invitano a rimanere con loro a cena e Gesù ripete quel gesto che aveva fatto durante l'ultima cena con la condivisione del pane e del vino che per fede sappiamo diventano realmente il suo corpo e il suo sangue. Ed ecco che finalmente i loro occhi si aprono alla comprensione piena del mistero che già ardeva i loro cuori nell'ascoltare le Scritture spiegate da Gesù ma ora hanno la certezza.

Ed ecco che arriviamo anche a noi, al nostro cammino odierno: veniamo da vari luoghi, da diverse esperienze di vita, chi di voi non ha da affrontare tanti sacrifici contro il peccato e il male, contro le avversità di questa vita? Quante volte anche noi nello spalancare gli occhi abbiamo visto che c'è un po' di confusione nella Santa Chiesa, che ci sono ancora nel mondo guerre, devastazioni, odi, egoismi nazionali ed internazionali per i quali ancora tante persone soffrono la fame. Tutto questo dobbiamo combatterlo ma partendo da noi, dalla nostra mente, dal nostro cuore. 

Ecco perché siamo qui. Non è un momento di evasione dalla quotidianità. E' un momento in cui innanzitutto ascoltiamo la Parola, questa Parola di Dio che ci illumina e ci salva. Alla Parola segue la celebrazione dell'Eucarestia, il bisogno di stare insieme per concentrarci su questo mistero che si realizza realmente durante l'Eucarestia, sacramento del suo corpo e del suo sangue, condivisione tra noi e con il Cristo della sua vita divina. Gesù viene per camminare con noi e noi, uscendo da questa Chiesa – lo faceva osservare anche S. Agostino in suo commento relativo all'Eucarestia - ci sentiremo un po' diversi, migliori e in grado anche noi come i discepoli di Èmmaus di dare il nostro piccolo contributo per migliorare la nostra vita personale, familiare, le relazioni interpersonali.

Per migliorare un po' questo povero mondo, cosa possibile se ci uniamo a Dio, a questo grande mistero di passione, di morte e di resurrezione".
 
 

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