Senza un ambiente e un costume sociale che la sostengano nella pratica giornaliera, la vita del singolo non può realizzarsi secondo un ideale di rettitudine umana e cristiana. Ciò significa che non basta evangelizzare l’intelligenza del singolo con belle catechesi e non basta neanche evangelizzare il cuore, la volontà e le opere del singolo con la pratica delle virtù evangeliche: è necessario creare ambienti sociali regolati nella vita di tutti i giorni da costumi, da tutti condivisi, rettamente ispirati alla saggezza umana e cristiana. Ora, qual è l’ambienta sociale fondamentale per la vita umana, il più facile da raggiungere, il più disponibile all’ascolto e che sta maggiormente a cuore alla Chiesa? Naturalmente la famiglia. Ma purtroppo anch’essa è esposta alla maggiore degradazione, perché la vita che si svolge nella casa quasi universalmente subisce il condizionamento di un andazzo comune passivamente accettato come una fatalità ineluttabile. Di fronte a un costume diffuso che, senza chiedere il permesso, prima ancora che incominci la convivenza, si insedia da padrone nell’abitazione, i singoli - siano marito, moglie o figli - si sentono e sono impotenti. Televisione sempre accesa e disponibile ad ogni messaggio, uso selvaggio e spesso precocissimo e irresponsabile dei moderni mezzi elettronici (internet, playstation, giochi e giochetti elettronici, cellulari etc.), orari disattesi, mensa disertata, liberi rientri notturni dei giovani, libri, riviste, giornali e giornaletti di genere deteriore che girano senza riguardi per la casa, abbigliamento giovanile pronto a seguire senza ritegno qualsiasi moda, pseudomusica che aleggia per la casa o si intrufola nei cervelli attraverso le cuffie, ornamenti e immagini di ogni gusto e genere - rarissimamente di arte bella classica o di religione -, genitori e figli sempre assenti, con il centro dei loro interessi sempre fuori della casa… Che altro? E’ possibile in questo contesto non rimanere vittima del costume sociale imperante, della propaganda commerciale più cinica, dell’immoralità dilagante attraverso i potentissimi moderni mezzi di comunicazione di massa? A cosa servono le belle prediche e le belle catechesi? Tornando a casa il singolo, anche meglio disposto, si trova disarmato di fronte al suo ambiente familiare.
S. Benedetto e la tradizione monastica hanno voluto ordinare la vita quotidiana di una comunità alla luce della saggezza umana e cristiana, perché il singolo che voglia vivere cristianamente non sia ostacolato, ma al contrario sia sostenuto nella sua scelta di vita dalla comunità di cui fa parte. Questo ordinamento presenta due elementi: la disposizione pratica delle azioni e la disposizione interiore che deve animarle. Il primo elemento comporta le modalità e gli orari da seguirsi nei vari ambiti dell’agire (cioè il lavoro, il riposo, i pasti, le uscite, il vestire etc.). Il secondo comporta le relative disposizioni spirituali, cioè l’umiltà, l’obbedienza, la carità, la preghiera, l’ascolto di Dio etc. e le condizioni concrete che le favoriscono. Da questi due elementi e dal loro intrecciarsi scaturisce un quadro completo e dettagliato di vita comunitaria, frutto del ripensamento della tradizione monastica precedente attuato da S. Benedetto dopo anni di esperienza e sviluppato poi successivamente dai suoi seguaci nel corso dei secoli. Cercheremo ora di desumere da questa tradizione i vari aspetti, esteriori e interiori, secondo i quali dovrebbe ordinare la propria vita una famiglia che voglia cercare di sottrarsi al disordine oggi imperante attraverso la saggezza umana e cristiana benedettina (1). Per prima cosa cercheremo di elencare due serie di disposizioni - esteriori e interiori - ispirate alla Regola di S. Benedetto e ai suoi sviluppi e adattate allo spirito di una famiglia.
1. Le disposizioni esteriori riguarderanno: il lavoro (domestico, professionale, creativo), il riposo, i pasti, i vestiti, le uscite, gli ambienti, gli arredi, gli strumenti.
2. Le disposizioni interiori dipenderanno in massima parte da quegli aspetti della vita di famiglia ordinati più direttamente a coltivare il cuore e la mente: la preghiera, comune e privata, la carità all’interno e all’esterno della famiglia, il servizio reciproco, il dialogo fraterno, i tempi e i modi della conversazione e del silenzio, la lettura, lo studio, la musica, il canto sacro e profano, lo svago e l’arte più tradizionali, i mezzi moderni di divertimento, di espressione artistica e di comunicazione, l’ordinamento dell’abitazione (il luogo dl culto, la biblioteca, l’ambiente del lavoro comune, la decorazione artistica, gli oggetti e le immagini devozionali).
Nota 1
Abbiamo rinunciato a parlare esplicitamente di oblati benedettini, perché attualmente questa istituzione ha già degli ordinamenti approvati che forse potrebbero non in tutto coincidere con il programma qui esposto. Naturalmente sarebbe a mio giudizio auspicabile che gli oblati benedettini per primi adottassero i suggerimenti presentati in questo scritto. Ma ciò possono farlo altrettanto bene famiglie che, senza essere oblate, vogliano ispirare la propria vita alla Regola di S. Benedetto e legarsi in amicizia ad un monastero benedettino.
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